Luna della Lepre

Ogni luna piena porta un nome: quella di aprile è la Luna della lepre.
E’ una luna legata alla Pasqua: in moltissime culture la lepre (e il coniglio) ha a che fare con la rinascita ed è un animale tipicamente lunare.

La lepre come simbolo di rinascita (con tutti gli aspetti correlati: fertilità, longevità, eterna giovinezza) è condiviso in molte altre culture. Nel taoismo, per esempio, si narra che questo animale viva sulla luna all’ombra di un fico, intenta a pestare le erbe per il filtro dell’immortalità. In Cina è la guardiana dell’Est (e controlla, perciò, il sorgere del Sole).

Anche per le popolazioni indù le macchie sulla luna hanno l’aspetto di una lepre e lo descrivono come animale coraggioso in quanto si offrì come cena al dio Sakkira che lo premiò collocandolo sulla luna. Racconto che troviamo anche nella tradizione buddhista.

Presso gli Aztechi la lepre viene raffigurata con un geroglifico lunare a forma di U e i quattrocento conigli o lepri degli aztechi erano divinità agresti protettrici delle messi, ma anche dedite alla pigrizia e all’ubriachezza

Gli Indiani Algonchini adoravano la Grande Lepre poiché credevano avesse generato la Terra, mentre per quelli delle foreste orientali il coniglio e la lepre sono il “Briccone divino”. In una leggenda indiana la lepre ruba il fuoco gli dei per donarlo agli uomini. Nella sua immagine più giocosa e scherzosa la lepre riesce e riesce ad avere ragione di animali più grossi e feroci.

Lo stesso carattere lo ritroviamo nella mitologia greca: la lepre si accompagna a Hermes, messaggero degli dèi, di cui condivide la natura elusiva, ambivalente e briccona.

Nell’antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata con una testa di lepre.

In Egitto, Osiride, dio della morte, riceveva ogni anno in sacrificio una lepre che veniva uccisa nel Nilo come buon auspicio per le annuali irrigazioni del fiume da cui dipendeva l’agricoltura degli Egizi.

È l’animale prediletto da Afrodite e, secondo Plinio è di grande utilità per le donne: la sua carne le rende feconde, mentre cibarsi dei suoi testicoli favorisce il concepimento.

In qualità di dea della vita selvatica, anche Artemide viene associata alla lepre (insieme al cervo e al daino), così come questo animale accompagna la dea britannica Andraste (dea della guerra).

Anche i celti associavano la lepre alle divinità lunari e alla caccia. Pare che lo allevassero per diletto, ma che non si potesse cibarsi delle sue carni. Questo tabù cadeva a Beltane (1° maggio), quando se ne permetteva la caccia rituale.

Secondo il mago Apollonio di Tiana (I sec. d.C:) portare una lepre tre volte intorno al letto di una partoriente ne facilitava il parto.

Nella simbologia cristiana il suo essere inerme ne fa il simbolo dell’uomo che ha fiducia solo in Dio. La lepre appare anche raffigurata accanto alla vite: secondo la sua posizione, timorosa o no, rappresenta l’impossibilità a causa della propria paura di accedere per mancanza di fede ai frutti della vita eterna o, al contrario, di poterne godere nell’aldilà.

La lepre può anche rappresentare la vigliaccheria o simbolo di lascivia e viene rappresentata ai piedi della Vergine Maria per esprimere la vittoria sulla carnalità.

Poiché il suo potere è legato alla vita elementare, moltiplicativa e rigogliosa, la lepre rappresenta anche l’ambiguità lunare (le due facce, di cui una non è mai visibile) e quindi potenzialmente pericolosa, perché fuori controllo. La lepre rappresenta le energie dell’adolescenza che esplodono, ma che non sono ancora sotto il controllo della maturità.

Lo stesso tipo di ambivalenza è dato dal suo modo di procedere, imprevedibile, sicché presenta il lato della timidezza e della paura, ma anche quello della capacità di eludere con la sua imprevedibilità i predatori.

La lepre si muove soprattutto di notte ed è attiva in particolare all’alba e al crepuscolo, nel momento in cui, cioè si aprono i varchi fra la nostra e altre realtà. In questo senso rappresenta la guida soprattutto in quei mondi governati dai poteri elementari ella natura (un po’ come fa il coniglio di Alice). Rappresenta perciò la capacità di ricevere messaggi ed intuizioni legate ad altri mondi.

Un altro elemento che lega la lepre alla luna: i suoi piccoli vengono svezzati e diventano indipendenti in 28-29 giorni, esattamente il ciclo di una luna.

Leggende legate alla lepre

Una leggenda nordica narra che un uccello fu trasformato dalla dea Eostre in una lepre. Per ricompensarlo per la perdita delle ali gli donò una grande velocità. Una volta all’anno, in Primavera appunto, alla lepre viene concesso di portare nuovamente le uova.

Fra i Boscimani si racconta che la Luna affidò alla tartaruga il compito di portare il messaggio di rinascita agli uomini: “Uomini, come io morendo resuscito, così resusciterete voi dopo la morte”. A causa della lentezza della tartaruga, la Luna si adirò e si rivolse alla lepre che però si attardò lungo la strada e si dimenticò del messaggio. Non avendo il coraggio di tornare indietro, giunta a destinazione disse: “Uomini, quando morirete, sarete morti per sempre”. A quel punto giunse anche la tartaruga che riferì il messaggio corretto, ma ormai non c’era più niente da fare e così da allora tutti gli uomini son morti sempre”.

Una leggenda giapponese* racconta che moltissimi anni fa vivessero in amicizia una scimmia, una lepre e una volpe. Un dio, volendola mettere alla prova si presentò loro come un vecchio chiedendo cibo in cambio di un premio. La volpe e la scimmia, che desideravano la ricompensa, si misero a raccogliere bacche e verdure per sfamarlo. La lepre, invece, continuò a giocare spensierata, perché quella era la sua natura.

La scimmia e la volpe la chiamarono chiedendole di raccogliere dei rametti per loro, di ammucchiarli e accenderli. Quando lei lo fece, i suoi amici la spinsero nel fuoco e la offrirono al vecchio. Inorridito da quel tradimento il dio pensò che solo la lepre era stata leale; la fece perciò salire al palazzo della luna dove poté continuare a giocare spensierata in eterno.

Una leggenda indù racconta di una lepre che usò l’immagine di un suo simile sulla luna per cavarsi dai pasticci. In India, durante un periodo di siccità, c’era una grande mandria di elefanti disperata per la mancanza di acqua. Il loro capo, Shilimukha, trovò finalmente un lago abbastanza grande e tutta la mandria si precipitò con gran fracasso nell’acqua fresca. In questo modo però non si accorsero delle lepri che vivevano sulla sponda e molte di loro furono calpestate e uccise. Il capo delle lepri, Vijaya, fu chiamato per risolvere il problema. Ben sapendo di essere molto più piccolo di un elefante e non sentendosi poi così coraggioso, si mise a pensare. Alla fine chiamò il capo degli elefanti: “Ascoltami! Io vengo come ambasciatore del proprietario di questo lago.” e gli mostrò il riflesso tremolante della luna nel lago. “Guarda come trema di rabbia il mio padrone! Noi lepri siamo i suoi servitori e i guardiani del lago della luna. Perciò ora tu vedi uno di noi sul suo volto. Il nostro padrone non vuole che il suo lago sia messo sottosopra da un branco di elefanti infangati!” Shilimukha, terrorizzato e temendo una terribile punizione, così ordinò alla mandria di inginocchiarsi per chiedere perdono e di cercare l’acqua altrove..

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